La demenza è una sindrome clinica caratterizzata da deterioramento delle funzioni
cognitive (memoria, attenzione, linguaggio, ragionamento, capacità di pianificazione e
organizzazione), di entità tale da interferire con le usuali attività della vita quotidiana
(sia complesse come la capacità di fare la spesa o di assumere correttamente le
medicine, che più semplici come lavarsi e vestirsi), sociali e lavorative. Possono anche
essere presenti sintomi non cognitivi riguardanti la personalità, l’affettività,
l’ideazione e la percezione, le funzioni vegetative e il comportamento.
Le patologie che possono provocare una demenza sono numerose. Una prima
classificazione distingue le demenze in demenze reversibili e demenze irreversibili.
Nelle prime i deficit sono secondari a malattie o disturbi a carico di altri organi o
apparati; curando in modo adeguato e tempestivo queste cause anche il quadro di
deterioramento regredisce e la persona può tornare al suo livello di funzionalità
precedente.
La maggior parte delle demenze è di tipo irreversibile; queste si distinguono in
demenze primarie e demenze secondarie. Le forme primarie includono la demenza di
Alzheimer, la demenza fronto-temporale e la demenza a corpi di Lewy. Fra le forme
secondarie la più frequente è la demenza vascolare.
CAUSE PRINCIPALI DI DEMENZA
Demenze primarie o degenerative
• Malattia di Alzhemer
• Demenza a corpi di Lewy
• Demenze fronto-temporali (demenza semantica, afasia
progressiva, malattia di Pick)
• Parkinson-demenza
• Paralisi sopranucleare progressiva (PSP)
• Degenerazione corticobasale
• Malattia di Huntington
• Atrofia multisistemica
Demenze secondarie a malattie cerebrali
• Ischemie o emorragie cerebrali
• Tumori cerebrali
• Traumi cranici
• Idrocefalo normoteso
• Vasculiti
Demenze secondarie a malattie extra-cerebrali
• Malattie tiroidee o altre alterazioni endocrine
• Pneumopatie ostruttive
• Sostanze tossiche (alcol, stupefacenti, farmaci)
• Deficit vitaminici (in particolare vitamina B12)
• Malattie paraneoplastiche
• Malattie renali ed epatiche
• Malattie psichiatriche (es. depressione)
I FATTORI DI RISCHIO PER LA MALATTIA DI ALZHEIMER
• Età avanzata
• Familiarità
• Bassa scolarità
• Ipertensione arteriosa
• Diabete mellito
• Obesità
• Sesso femminile
• Scarse relazioni sociali
• Traumi cranici
• Depressione
• Dieta povera di sostanze antiossidanti
• Ipotiroidismo
• Esposizione a fattori tossici ambientali (alluminio, zinco ecc.)
I FATTORI DI RISCHIO PER LA DEMENZA VASCOLARE
• Età avanzata
• Sesso maschile
• Ipertensione arteriosa
• Episodi di ipotensione arteriosa
• Diabete mellito
• Storia di ictus
• Malattie cardiache (fibrillazione atriale, pregresso infarto miocardico)
• Malattie vascolari periferiche
• Abuso alcolico
• Anestesia generale
• Familiarità per malattie cardiovascolari
Ci sono però altri fattori che hanno un effetto protettivo: l’attività fisica, il controllo
del peso, l’attività mentale, una vita socialmente attiva, una dieta ricca di elementi
antiossidanti e di acidi grassi insaturi. Numerosi studi hanno ormai accertato che
svolgere attività che richiedono un certo impegno cognitivo e avere una rete di
relazioni sociali costituiscono fattori di prevenzione delle demenze.
Quindi, fin dall’età giovanile, abitudini di vita e comportamenti alimentari, correzione
di patologie croniche quali l’ipertensione, l’uso di antiossidanti, ma soprattutto il
mantenimento di una adeguata attività fisica e mentale sembrano essere promettenti
nel ridurre il rischio della demenza.
La demenza ha una durata lunga, progressiva e variabile, generalmente comunque
intorno a 10-12 anni, nel corso dei quali i sintomi progrediscono, in modo spesso
graduale o con bruschi peggioramenti alternati a lunghe fasi di stabilità.
Nelle fasi iniziali le demenze colpiscono le funzioni cognitive, ma possono influenzare
anche il carattere e il comportamento di una persona. I disturbi comportamentali più
caratteristici sono ansia, depressione, deliri, allucinazioni, irritabilità o vera
aggressività (più spesso solo verbale, raramente fisica), insonnia, apatia, tendenza a
comportamenti ripetitivi e senza uno scopo apparente, riduzione e/o aumento
dell’appetito e a volte anche atteggiamenti di disinibizione che riguardano sia il
controllo sociale (es. spogliarsi in pubblico) sia il comportamento sessuale.
Nelle fasi iniziali inoltre si assiste al deterioramento della funzioni più complesse,
dette funzioni strumentali, quali gestire le finanze, utilizzare i mezzi di trasporto e di
comunicazione, gestire la casa e i farmaci. Con la progressione della demenza vengono
compromesse anche le attività quotidiane di base (igiene personale, abbigliamento,
bagno e mobilità, capacità di controllare la continenza urinaria e/o fecale).
Nelle fasi avanzate possono comparire complicazioni (es. cadute) che compromettono
ulteriormente lo stato funzionale e che in genere possono essere anche fatali. Infatti
le persone con demenza raramente muoiono per la conseguenza diretta della malattia:
la causa di morte è spesso costituita da eventi come infezioni (polmonite soprattutto),
disidratazione, malnutrizione, conseguenze di cadute, etc.
Contrariamente a quanto ancora si pensa, la demenza non costituisce una “conseguenza
ineluttabile” dell’invecchiamento anche se è fortemente associata all’invecchiamento
stesso. Il deterioramento delle funzioni cognitive, infatti, non è sempre sinonimo di
demenza. Per questo motivo una diagnosi precisa richiede una valutazione accurata,
necessaria in ogni soggetto nel quale si sospetti una demenza. Sintomi simili alla
demenza possono infatti manifestarsi nel corso di malattie acute febbrili, oppure
come conseguenza di malattie croniche non ben controllate (in particolare disturbi di
cuore e dei polmoni). Inoltre, l’uso scorretto di alcuni farmaci, soprattutto nelle
persone anziane, può essere responsabile di disturbi di memoria o confusione. Un’altra
frequente causa di decadimento delle funzioni cognitive è rappresentata dalla
depressione, la malattia psichica più diffusa nella popolazione anziana: soprattutto
nelle sue forme più severe può apparire indistinguibile da una demenza grave; d’altra
parte, anche espressioni più lievi di depressione possono provocare disturbi della
memoria e confusione. Infine, il trasferimento in ambienti come l’ospedale o le
strutture residenziali può provocare uno stress tale da provocare disturbi cognitivi.
Le molteplici condizioni che possono provocare i sintomi della demenza e la frequente
concomitanza di più malattie nell’anziano, richiedono pertanto una valutazione
approfondita e competente. Un corretto approccio diagnostico di fronte ad un
paziente che manifesta segni di decadimento mentale è di fondamentale importanza
per differenziare le forme reversibili da quelle irreversibili. La diagnosi di demenza
permette inoltre di formulare una prognosi, sia in termini di sopravvivenza che di
evoluzione della malattia; è inoltre il presupposto indispensabile per predisporre gli
interventi terapeutici, per impostare un corretto approccio preventivo e riabilitativo e
organizzare gli interventi di supporto assistenziale al paziente e alla famiglia. Un
elemento fondamentale per la definizione del tipo di demenza è la valutazione
neuropsicologica, ossia l’analisi delle funzioni cognitive mediante test specifici e
metodi strutturati. Gli obiettivi della neuropsicologia applicata alla valutazione delle
demenze sono una diagnosi precoce, una precisa diagnosi differenziale e la misura
della funzionalità cognitiva residua.
Se la malattia ha un lungo decorso e comporta una progressiva perdita di capacità e di
abilità, è anche vero che le persone colpite preservano delle capacità ed è opportuno
che queste vengano stimolate con lo scopo di favorirne il mantenimento il più a lungo
possibile. L’obiettivo degli interventi è quello quindi quello di esercitare le capacità
disponibili per promuovere la qualità di vita e il benessere della persona colpita e della
famiglia.
Nelle fasi iniziali della malattia è molto importante stimolare ed esercitare le abilità
cognitive in generale e la memoria in particolare. Inoltre non va trascurato il supporto
emotivo: la psicoterapia individuale e di gruppo si sono dimostrati utili nell’alleviare i
sintomi di ansia e di sofferenza connessi all’esordio e alla progressione della malattia.
Con il progredire della malattia può essere utile l’impiego di metodi basati sulla
sensorialità: i canali di senso, rimanendo efficienti durante tutto il decorso della
malattia, sono i canali di accesso ma anche di connessione con sé e con il mondo
circostante, e possono essere utilizzati per promuovere contatto, coinvolgimento e
inclusione. Inoltre possono essere utili interventi per ridurre i disturbi del
comportamento.
In conclusione, le persone con demenza possono beneficiare di diversi interventi per
sostenere le abilità conservate e per migliorare l’autostima, il benessere e la qualità di
vita.
Dott.ssa Velentina Latino
Psicologa
Bibliografia
“Non so cosa avrei fatto oggi senza di te” – Manuale per i familiari delle persone con
demenza – Servizio Sanitario Regionale Emilia-Romagna, 2013
Bianchin L, Faggian S., Guida alla valutazione e al trattamento delle demenze
nell’anziano, Franco Angeli, Milano, 2006
Trabucchi M., Le demenze, Utet, Torino, 2002