Il lutto e la perdita nell’infanzia: un possibile approccio per gli insegnanti.

Insegnanti, genitori, parenti o amici, per una serie di vicissitudini della vita, si possono trovare ad assistere alla perdita di un genitore di un bambino di età variabile tra i 5 e i 7 anni. Tale età rappresenta una fase importante per il bambino poiché il soggetto dopo aver sperimentato la metacognizione, inizia ad avere amplificata l’empatia e la percezione del tema della morte, fino ad allora solo fantasticato o negato. La componente che incide in modo marcato sulle dinamiche tra adulto e bambino che ha subito una perdita, è come l’adulto si pone rispetto a quanto sta vivendo. Un primo meccanismo riscontrabile è quanto la notizia incida e colpisca l’adulto; quanta empatia emerge rispetto all’accaduto, quanto l’avvenimento attiva ad esempio nell’insegnante ricordi del passato sia per esperienze dirette di perdita o per situazioni già vissute. Risulta importante cercare di scindere il processo di identificazione con il minore mantenendo un atteggiamento empatico ma allo stesso tempo distinto da quanto lo stesso bambino sta vivendo. Spesso i soggetti di età tra i 5 e 7 anni, alla notizia della perdita del genitore vivono in parallelo sentimenti anche contrastanti, quali sensazioni di separazione, abbandono, associati ad emozioni quali sorpresa, tristezza a rabbia, che coinvolgono anche la componente organica andando sulla percezione del disgusto. Un meccanismo considerato efficace, a livello di letteratura scientifica, in tali circostanze,  è la relazione di contenimento, che si sviluppa in più fasi: una prima costituita dal racconto di quanto accaduto (solitamente esplicitato dal genitore sopravvissuto) riportando i fatti oggettivi. Tale aspetto può essere ripreso anche dall’insegnante nei confronti dei compagni di scuola del bambino, in modo da offrire una dinamica e una logica dell’avvenimento, non connotandolo come qualcosa di sconosciuto o misterioso. Una seconda fase condivisibile nel contesto di classe è la disposizione all’ascolto, rispetto a possibili domande da parte degli alunni o a manifestazioni di sofferenza e disagio. L’obbiettivo è che l’insegnante funga da contenitore sicuro, empatico, nel quale il bambino possa sperimentare le emozioni del momento. La disposizione dell’insegnante in tale frangente, non è quella di colui che sta cercando di insegnare una materia o una disciplina, ma di soggetto anch’esso triste e toccato dall’accaduto ma disposto e disponibile a condividere tali sensazioni con i propri alunni, fungendo in parte come traghettatore verso un significato o una modalità “tollerabile” per affrontare tale momento difficile. La terza fase è un agito condiviso della classe. In alcune scuole viene proposta una preghiera (tenuto conto anche delle diverse religioni o credi di appartenenza; ognuno se ritiene ricorda il defunto al proprio Dio) oppure per i bambini atei un semplice pensiero propositivo verso il genitore del bambino scomparso. Più nello specifico, l’attenzione deve nei giorni e mesi successivi rivolgersi al bambino che ha subito la perdita. Oltre le sensazioni e le emozioni in precedenza descritte, in una successiva fase, il minorenne può sperimentare due sentimenti spesso alternati a seconda del momento o della giornata: un senso di colpa derivato dalla fantasia di aver in qualche modo contribuito alla scomparsa del genitore, e un secondo senso di colpa in cui il soggetto manifesta o vive dei momenti di gioia malgrado quanto successo. Compito delle figure adulte che per ruolo vivono accanto al bambino è quello di sostenere tali momenti di felicità, contrastando, per quanto possibile, la fantasia del minore di essere stato punito con la morte del genitore per un qualcosa che ha fatto o non fatto.
Il processo di elaborazione del lutto è un processo lungo che ha una durata variabile tra un anno e mezzo e due anni. Molta attenzione va rivolta alla possibile insorgenza di una depressione reattiva (attivazione normale ma con durata limitata nel tempo) da distinguere rispetto all’emergere di una patologia depressiva persistente e invalidante. Tale distinzione va effettuata da specialisti del settore che debbono intervenire in relazione a possibili segnalazioni da parte del copro insegnanti di disagio marcato e prolungato del minore. Per quanto possibile, il bambino e il genitore andrebbero seguiti con un percorso terapeutico e di sostegno differenziato, da Servizi presenti sul territorio o da strutture private specialistiche, soprattutto in una prima fase di elaborazione dell’accaduto.

Dott Luca Rossi
Centro Clinico Giulio Cesare

Link di approfondimento

La scuola davanti al lutto di un allievo

Bibliografia

La perdita della madre: tristezza e depressione (vol.3), Bollati Boringhieri Editore, Milano, 2000 Cadeddu A., Manuale di Pratica Clinica e Teoria della Tecnica – Infanzia, Armando Editore, Roma, 2007 Crocetti G., I disegni dei bambini – Metafore e simboli del benessere bambino, Armando Editore, Roma, 2008 , “Muore il genitore di un bambino”, Roma, Il pensiero Scientifico, 1976 Furman R. A., “Death and the young child. Some preliminary consideration”, In Psychoanalytic Study of child, vol 19, New York, International Universities Press, 1964 Kubler Ross E., “Impara a vivere, impara a morire”, Milano, Armenia, 2001 Oppenheim D.